Tra gioco, arte e realtà: intervista con l’illustratrice Lucia Biancalana

I lavori di Lucia Biancalana sono una sintesi tra analogico e digitale, tra istinto e lucida razionalità, il tutto condito dalla sua personale ironia giocosa. Il risultato sono tavole che utilizzano la semplicità come regola compositiva, per far sì che l’idea risalti al massimo della sua espressione.

Nonostante molte delle sue immagini siano fantasiose Lucia è molto attenta alla realtà che la circonda e sa cogliere quello che il grande fotografo Henri Cartier-Bresson definiva l’attimo decisivo. Lo dimostrano i suoi sketch “impressionisti” che meritano un apprezzamento particolare: sono persone comuni, colte dal vivo in semplici atteggiamenti, che la sua mano felice sa trasformare in personaggi ricchi di espressività. Li ritroviamo anche nell’header animalier che Lucia ha realizzato per i lettori di Picame.

Anche lei fa parte del nutrito gruppo di Pelo magazine insieme ad autori che abbiamo già proposto in passato: Giulia Pastorino, Alice Piaggio, Andrea Antinori, Giovanni Colaneri e Davide Bart Salvemini. Per farvela conoscere meglio le ho rivolto qualche domanda.

Ciao Lucia. Benvenuta su Picame. Iniziamo con una breve introduzione per i nostri lettori: chi sei, da dove vieni e che cosa fai.
Ciao! Mi chiamo Lucia Biancalana e sono nata in un piccolo paese in provincia di Perugia. Ho studiato e vissuto a Roma, poi a Urbino, poi di nuovo a Perugia e ora vivo ad Anversa. Sono un’illustratrice, indipendentemente da dove mi trovo.

Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Da piccola sognavo di diventare come Monet. Adoravo i colori, le luci e le pennellate dei suoi quadri. Nel settore dell’illustrazione invece, i primi punti di riferimento sono stati Leo Lionni e Noma Bar. Mi ha sempre appassionato la pittura, ma ho cominciato a interessarmi anche ad un linguaggio più grafico. Così ora, quando realizzo un’illustrazione, cerco di far dialogare questi due aspetti. Di fronte al foglio bianco, più che cercare l’ispirazione, mi pongo quasi sempre lo stesso obiettivo: quello di esprimere un messaggio, giocando con le forme e i colori della realtà.

Quale tecnica utilizzi?
Per la maggior parte dei lavori studio la composizione a matita, realizzo una base in acrilico e rifinisco il lavoro in digitale. È un processo un po’ lungo ma mi permette di ottenere l’effetto che voglio. In questi casi mi diverto a creare mondi surreali e situazioni paradossali, attraverso metafore e analogie di forme. Se invece ho una foto di riferimento, dipingo in maniera più diretta, senza ragionare troppo sulla forma e la posizione degli elementi. Altre volte, soprattutto per esigenze lavorative, uso solamente il digitale. Insomma, cambio spesso tecnica, non riesco a mantenerne una soltanto.

Tre artisti che ti senti di consigliare ai nostri lettori.
Probabilmente già conoscono Roman Muradov, ma lo scrivo per sicurezza, nel caso fosse sfuggito a qualcuno. Poi, due tra gli infiniti artisti che seguo e apprezzo (e invidio) moltissimo: Beatrice Cerocchi per il binomio illustrazione e pittura, e Massimiliano Vitti per il perfetto mix illustrazione e grafica.

Digitale VS analogico: uno strumento tradizionale ed uno tecnologico a cui non potreste mai rinunciare.
Questa è una battaglia che finisce sempre alla pari e quindi nel dubbio, uso entrambi. Mi piace dipingere, è quasi un bisogno fisiologico, mentre il digitale mi permette di raggiungere il risultato che voglio nei tempi che ho disposizione. Non potrei mai rinunciare alla mia matita Staedtler Mars micro 0,7 B. e al timbro clone di Photoshop, sempre in aiuto nei momenti di bisogno.

Quanto è importante per un artista la presenza sui social media?
Visto che ci occupiamo di immagini, penso che non si possa prescindere dall’uso dei social media. A me in realtà viene spontaneo utilizzarli per un naturale bisogno di condivisione. In fondo, a chi piace tenersi le cose tutte per sé? Poi sicuramente c’è un altro aspetto importante che va tenuto in considerazione e ha a che fare con l’impegno sociale. Mi viene in mente l’illustrazione che Jean Jullien fece subito dopo l’attentato a Parigi, quella in cui il simbolo della pace e la Tour Eiffel si uniscono in un’unica forma. Divenne virale: tutti lessero quel messaggio, in molti condivisero quell’immagine. Penso che questo sia un esempio elevatissimo del ruolo che può avere un artista sui social media.

Parlaci della tua esperienza all’estero: l’hai cercata o è capitata? La consiglieresti?
La cercavo da tempo e finalmente si è presentata l’occasione. L’ho fatto in parte per uscire dalla famosa comfort zone, e ora sono curiosa di sapere come reagirò a tutti questi cambiamenti. La prendo principalmente come un’occasione per vedermi sotto altri punti di vista. Non tutti necessitano di un cambiamento di questo tipo e quindi, molto banalmente, consiglio di farlo a chi ne sente il bisogno, soprattutto a chi ha timore di ascoltarlo.

Cosa c’è sulla tua scrivania?
Lo scanner, una lampada, la tavoletta grafica, il computer, il mouse, lo scotch di carta, le cuffie, un set di nove pastelli che vorrei usare più spesso, l’indispensabile tubetto di acrilico bianco, l’altrettanto indispensabile block notes, l’astuccio con i tubetti di gouache, l’astuccio per le penne, la tazza-pinguino dove tengo i pennelli. Le cose essenziali, insomma. Ma giusto perché ho messo da poco in ordine la stanza.

Un obiettivo lavorativo che vorresti realizzare entro un anno.
Mi piacerebbe far prendere una boccata d’aria ai miei disegni: dipingere la facciata di un edificio, la vetrina di un negozio, un sottopassaggio. Insomma, qualsiasi cosa che li possa far uscire dal foglio o dal solito formato jpg.

Scoprite tutti i lavori di Lucia sul suo sito personale e su Instagram.

Art director e web designer, diplomato in scenografia con esperienze di teatro, fumetto, animazione, illustrazione e scultura. Scrive per Picame dal 2015.

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