Interview: Giordano Poloni

Illustratore di professione da soli 2 anni con un passato nel mondo del cinema (come montatore e animatore grafico) che traspare in maniera importante dai suoi lavori. Parliamo di Giordano Poloni, a nostro avviso uno dei nomi più interessanti nel panorama dell’illustrazione made in Italy. Ci siamo fatti con lui un’interessante chiacchierata con tanto di ciliegina finale: un bellissimo header realizzato apposta per PICAME.

Ciao Giordano, benvenuto su PICAME™! Chi sei, quanti anni hai e dove vivi?
Ciao a tutti. Ho 33 anni, vengo dalla provincia di Bergamo e abito a Milano. Per ora e fortunatamente sono un illustratore e animatore grafico. Fumettista mancato e negato per pigrizia, ammiro chi lo fa, resta questa la mia arte preferita.

Cosa ti ha spinto ad abbandonare il tuo lavoro nel mondo del cinema per dedicarti esclusivamente all’illustrazione?
Direi esclusivamente la passione e ovviamente la possibilità che questa potesse sostenermi economicamente, nel mio caso l’ho trovato un passaggio dovuto, anche se le due cose non si escludono a vicenda. Mi riservo sempre la possibilità di saltare da una cosa all’altra visto che non mi piace precludermi le vie alternative per rimanere su una soltanto.

Osservando il tuo portfolio si percepisce chiaramente il taglio “cinematografico” di gran parte delle illustrazioni, quanto il tuo vecchio lavoro sta influenzando quello nuovo?
Moltissimo, il senso dell’inquadratura, se non è innato, è una cosa che si impara col tempo. Mi è piaciuto riportare l’originalità del taglio cinematografico e pubblicitario nel campo dell’illustrazione. Oltre a questo, quello che ricerco sempre, è di riuscire a portare il flusso narrativo in una sola immagine fissa. Quanto meno la possibilità, in chi la guarda, di potersi immaginare una storia, indipendentemente dal contenuto e dalla mia reale idea di fondo. Immaginarsi una storia che scorre per finta dietro ad un’illustrazione “fissa” è una cosa che mi aiuta molto nel creare l’atmosfera giusta per quello che voglio rappresentare.

In poco più di due anni sei riuscito a farti un nome, hai trovato un’agenzia e lavorato per clienti come Il Sole 24 Ore, Rizzoli RCS, The New Scientist, Random House Australia, Wired UK, Wired Italia. Sei stato catapultato in un mondo le cui dinamiche, probabilmente, non ti erano molto familiari. Qual’è stato il tuo approccio?
Le dinamiche editoriali non mi erano senz’altro familiari, ma iniziare a farlo a trent’anni anzichè a venti mi è stato di molto aiuto. Una commissione in questi ambiti, per quanto diversa, resta sempre una commissione e averlo fatto per diversi anni prima in un altro campo mi ha comunque preparato e forgiato il carattere. Anzi le cose sono sicuramente migliorate, visto che trovo il mercato editoriale, dal punto di vista del committente, meno esigente, in senso positivo e più preparato. In Italia poi ho avuto la fortuna di iniziare “supportato” da degli ottimi art director, una figura fondamentale nella riuscita di molti lavori.

Hai degli artisti di riferimento da cui trai ispirazione?
Nel mondo dell’illustrazione e del fumetto devo sicuramente ringraziare per l’ispirazione Emiliano Ponzi, Gipi, Adrian Tomine e in parte Chris Ware. Nel mondo della pittura il mio guru, sempre in fatto di ispirazione, è Edward Hopper e il suo “discepolo” contemporaneo Hogan Brown.

Cosa c’è sulla tua scrivania?
Penso sempre non ci siano molte cose e poi realizzo che mi ritrovo con la scrivania piena e in disordine. Nell’ordine ci sono un Mac portatile con tavoletta, un paio di schermi, libri, stampe e serigrafie e una crostata di frutta (questa quasi sempre visto che mangio dolci mentre lavoro).

A cosa stai lavorando attualmente?
A parte commissioni di lavoro, ho iniziato ad illustrare il mio primo libro, si chiama “Martino senza fine” e il racconto è stato scritto da un’amica. Lavorare a qualcosa di mio in mezzo a tante commissioni è quasi rilassante anche se, non avendo mai fatto una cosa simile mi sembra un’impresa titanica. Realizzare un layout accattivante e funzionale alla storia è una cosa molto difficile. e a parte il fatto che lo stia trovando divertente, spero che nello stesso tempo ne esca qualcosa di interessante.

A chi ci consigli di chiedere il prossimo header e la prossima intervista?
Come al solito qui farò il gesto rituale di citare Anna Deflorian e le sue splendide illustrazioni.

Designer e art director, è fondatore e direttore di Picame dal 2008 e co-fondatore di fargostudio.com, agenzia specializzata in design e comunicazione.

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