Il segno che non c’è: Rob Bailey

da | 3/11/2015 | Illustrazione

Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare. Lo affermava Bruno Munari diversi decenni or sono e ne abbiamo avuto conferma proprio su queste pagine parlando con Malika Favre, Noma Bar e molti altri. Spingendoci oltremanica, fino a Manchester, troviamo Rob Bailey, che è un altro bell’esempio di efficace applicazione del principio di sottrazione.

In alcune sue illustrazioni, realizzate sia come progetti personali che come commissioni per importanti clienti internazionali (Google, Ford, The New York Times, Mercedes Benz, The New Yorker, ecc.), spesso l’elemento principale viene omesso dalla rappresentazione. Manca, ovvero, la sua componente visuale, ma se ne percepisce ugualmente la presenza in quanto fulcro della narrazione. In altri lavori, Rob si lascia trasportare dall’impeto creativo giocando con la geometria, i colori e la sovrabbondanza di particolari, restituendoci immagini che tuttavia mostrano una semplicità strabiliante.

Rob Bailey

Designer e art director, è fondatore e direttore di Picame dal 2008 e co-fondatore di fargostudio.com, agenzia specializzata in design e comunicazione.

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