Artisti in Quarantena – Intervista illustrata a Ilaria Clari

da | 14/04/2020 | Illustrazione

Oggi tocca a Ilaria Clari raccontarci il suo punto di vista e le sue reazioni emotive a questo periodo di clausura forzata. Ilaria è un’artista e illustratrice che sfugge a qualsiasi tentativo di classificazione, una posizione che rivendica anche nel motto del suo profilo Instagram: “L’appartenenza è un concetto che non m’appartiene.

Ironia e inquietudine sono le caratteristiche che accomunano i suoi lavori, talvolta acquerelli talvolta messaggi fulminanti scritti su fondo rosa. Il contrasto complementare tra tecnica/forma e tematiche/contenuto è una costante che Ilaria utilizza volutamente, altrimenti, come lei stessa ha affermato altrove, i suoi disegni sembrerebbero più “maleducati”.

IDENTIKIT
Nome e cognome: Ilaria Clari
Data di nascita: 14/05/85
Professione: Artista/Illustratrice
Luogo di quarantena: Torino
Instagram: @ilaria_clari
Facebook: Ilaria-Clari

Con chi stai trascorrendo la quarantena?
Con un cane che non è mio…

Come è cambiato il tuo modo di lavorare?
Non è particolarmente cambiato. L’isolamento, il silenzio e la concentrazione sono parte integrante del processo artistico.

Un fatto di questo periodo che ti ha colpito in modo particolare.
Sono stati tanti i fatti che mi hanno colpita. Ero già sul chi va là quando l’epidemia è scoppiata in Cina, perciò ti lascio immaginare quando i primi contagi sono arrivati in Italia e giornalmente aumentavano fino a diventare impossibili da quantizzare, poi il Papa, il bollettino delle 18.00, le strade deserte, le code fuori dagli esercizi commerciali… guarda forse faccio prima a dirti quali sono le cose che NON mi hanno impressionata…

Il tuo angolo di casa preferito?

Cosa ti manca maggiormente in questo momento?
Sono tante le cose che mi mancano, molte sono materiali e altre ideali, ma devo ammettere che sono anche tante le cose del “prima” che non mi mancano. Ho bisogno di credere che questa pandemia si possa trasformare in un risveglio spirituale per la maggior parte di noi. L’inizio di una nuova era in cui regni il rispetto per noi stessi, per il prossimo ma soprattutto per questo pianeta che ha la sfiga di ospitarci. Allora, se la guardo da questo punto di vista, tutto ciò che mi manca in questo momento, può restare lì dov’è.

Cosa fai per tirarti su di morale quando sale lo sconforto?
Disegno, per entrare in quella sorta di autismo che mi permette di spegnere il cervello e non pensare a niente.

Un album da ascoltare in quarantena?
Glee dei Bran Van 3000, è un album del 1997 ed è stata la colonna sonora di quelle estati di quando sei piccolo, che ti rimangono tatuate nella pelle del cervello.

Un film o serie da guardare?
La premessa è che non sono una gran fan delle serie, nel senso che la maggior parte le inizio e non le finisco e, se le finisco, non me le ricordo. Detto ciò ci sono state due serie che mi hanno incollata allo schermo e quando le ho finite mi è sembrato che nulla avesse più senso: la prima è Breaking Bad e la seconda è Shameless. In questo momento sto guardando Freud e devo dire che non mi dispiace.

Un libro da leggere?
Gli Sporcelli di Roald Dahl.

Un artista da scoprire?
Ho scoperto da poco, su Instagram, il profilo di Freyja_lee e ho trovato i suoi acquerelli molto belli.

Cosa imparerai da questa esperienza?
Ho letto una frase che racchiude in poche righe tutto ciò che questa esperienza mi sta insegnando: “prima avevamo le persone ma non avevamo il tempo, adesso abbiamo il tempo ma non abbiamo le persone”.

Quale sarà la prima cosa che farai quando l’emergenza sarà rientrata?
Un lungo viaggio.

Art director e web designer, diplomato in scenografia con esperienze di teatro, fumetto, animazione, illustrazione e scultura. Scrive per Picame dal 2015.

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