Racconti di vita vissuta o possibile: le “architetture di carta” di Cristina Cassanmagnago

Paesi, strade e case, reali o immaginari, diventano scenografie metafisiche per una rappresentazione teatrale senza attori nè pubblico

Quello che salta subito all’occhio nelle architetture di carta di Cristina Cassanmagnago è l’assenza dell’uomo. Luoghi vuoti nei quali ci si aspetta che da un momento all’altro compaia qualcuno. In realtà gli edifici e le stanze rappresentate vivono di vita riflessa: si sono nutriti delle esistenze umane, che vengono disvelate da piccoli dettagli, e si sono impregnati della presenza di chi li ha abitati. I portoni e le finestre chiuse solleticano la nostra curiosità e ci spingono ad immaginare le storie di vita che si sono consumate o si stanno consumando al loro interno.

– Leggi anche: Damian Elwes ha dipinto oltre 200 studi degli artisti più famosi 

Per scoprire qualcosa di più sui lavori e sulle passioni di Cristina le abbiamo rivolto alcune domande.

IDENTIKIT

Nome e cognome: Cristina Cassanmagnago
Data di nascita: 18-01-1973
Professione: Insegnante
Luogo di residenza: Brianza
Instagram: @architetturedicarta
Facebook: chiccacassanmagnago

cristina cassanmagnago picame

Il maestro che ride

Ciao Cristina  e benvenuta su Picame. Iniziamo con una breve introduzione per i nostri lettori: chi sei, da dove vieni e che cosa fai.
Mi chiamo Cristina Cassanmagnago e sono un’illustratrice e un’insegnante. Abito in Brianza e ho studiato a Milano, Scenografia all’Accademia di Brera e Architettura al Politecnico. Mi interessano da sempre i luoghi, gli edifici, le stanze, gli oggetti e così li racconto.


Il primo disegno tuo che ricordi?
Non ricordo il disegno ma ho perfettamente in mente l’odore dei pastelli a cera e dei pennarelli sulla carta, gli odori e i suoni sono molto importanti per me mentre lavoro.



Come è nato il progetto di Architetture di Carta?
Sono architetto, ma ho da sempre desiderato disegnare invece che costruire, quello dell’architettura disegnata è un mondo parallelo e ad un certo punto mi è sembrato bello condividerlo.

cristina cassanmagnago picame

A casa dei T.

Sui tuoi social ti definisci scrittrice. I tuoi racconti disegnati sono case, stanze, cortili e facciate vuoti che riflettono le esistenze di chi li ha vissuti o aspettano chi li potrebbe vivere. Azzardo un confronto con Le città invisibili di Calvino. Per te qual è il rapporto tra i luoghi e i loro abitanti?
I miei disegni sono storie, l’aspetto narrativo è sempre la cosa che maggiormente mi interessa. Credo che non raffigurando gli abitanti, ma presentando i contesti, chiunque ci possa mettere una parte di racconto, coi personaggi che meglio ci ritrova. Spesso disegno mentre ascolto la trasmissione “Fahrenheit” di Radio 3 e mi capita che i dialoghi che ascolto si intrufolino nel disegno e almeno nella mia memoria rimangano inscindibilmente legati. Mi piace immaginare le mie case abitate dai personaggi di Natalia Ginzburg, ma se ci penso, lei e Italo Calvino erano molto amici, per cui potrei pensarli insieme al di là delle mie finestre.

cristina cassanmagnago picame

La zona gialla.


Qual è il posto o l’atmosfera che preferisci per lavorare?
La cosa migliore per me è lavorare a casa, nel tardo pomeriggio, ascoltando la radio, come dicevo. Mi capita molto raramente di disegnare sul posto, amo selezionare alcuni aspetti di un’immagine, anche se sembra una copia, non lo è mai, credo che la capacità di sintesi sia essenziale, a casa mi riesce meglio.

Hai un’illustrazione alla quale sei particolarmente legata?
Forse quella che rappresenta la cella M della Certosa di Pavia. Da studentessa avevo dovuto rilevarla con alcuni compagni di università, ricordo quegli appunti scombinati di misure, che a casa avrebbero dovuto diventare un disegno, ma mancava sempre qualche informazione essenziale. Poi man mano, con qualche approssimazione e probabilmente molte invenzioni, l’edificio ha preso forma e mi sembrava si disvelasse finalmente. L’illustrazione di quella facciata mi ricorda il mistero delle forme.

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La Certosa di Pavia.

Tre artisti che ti senti di consigliare ai nostri lettori.
Tra gli artisti che seguo su instagram amo molto:
Nakke Van Loo, perché è domestica, ma leggermente inquietante.
Lucio Schiavon, per il suo modo travolgente di raccontare la città.
Karolina Skorka, perché piega tutto all’eleganza.

Se non fossi un artista cosa ti piacerebbe essere?
Tu non sai che gioco faccio ogni mattina. Mi sveglio e mi immagino di essere una fotografa amica di Andy Wharol, una psicoterapeuta con orientamento astruso vestita solo di viola, la direttrice di un nuovo Bauhaus, una costumista cinematografica, una famosa scrittrice. Cambio leggermente il mio abbigliamento pensando a questo personaggio, poi esco di casa e me ne dimentico, e sono me per tutto il giorno, purtroppo, o per fortuna, dipende dai punti di vista.

Un artista o un personaggio del passato o del presente che ti piacerebbe incontrare di persona?
Avrei tanto desiderato conoscere Aldo Rossi, mi sarebbe piaciuto disegnare per lui.


Su cosa stai lavorando in questo periodo?
Lavoro sulle illustrazioni di accrocchi di edifici che formano dei piccoli borghi urbani, penso alle relazioni che questi edifici hanno tra di loro, agli affacci delle finestre ed eventuali porticati e alla vita di piazza che gli abitanti potrebbero fare salendo e scendendo dalle scale. Forse ne farò una mostra qui.

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Da vicino nessuno è normale, illustrazione per la copertina n.67 di The Milaneser, progetto di cui vi abbiamo parlato qui

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Via Piave

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Utensili chiusi

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Tornerà un altro invernoooo…

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Relazioni interpersonali

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Prima proiezione

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L’incantevole assenza

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Leggero affanno

cristina cassanmagnago picameLe case e le cose

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La sala Prof

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Isole scatole

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Isole scatole

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Cacofonia utopica
Art director e web designer, diplomato in scenografia con esperienze di teatro, fumetto, animazione, illustrazione e scultura. Scrive per Picame dal 2015.

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