Le illustrazioni riflessive e ironiche di Elisa Falchini

Per la giovane illustratrice toscana il disegno è un mezzo per raccontare il mondo e sé stessa, con pregi e difetti. Una sincerità che ha fatto breccia nel cuore dei suoi followers.

La prima illustrazione firmata The Blooming Lightbulb aveva poco a che vedere con i lavori più recenti di Elisa Falchini. Segno che il suo stile si è evoluto e che questo percorso non è ancora terminato. Anche l’insolito pseudonimo è stato di recente abbandonato con lo scopo di comunicare maggior serietà e riconoscibilità. Elisa infatti è intenzionata a diventare illustratrice di professione e sta facendo tutto il possibile affinchè questo desiderio si concretizzi.

L’approccio ironico e riflessivo che contraddistingue le illustrazioni rispecchia in toto la personalità di Elisa. Il mondo che la circonda e la quotidianità sono le sue principali fonti di ispirazione, unitamente ai temi sociali e culturali che le stanno a cuore. Prima di conoscerla in maniera più approfondita voglio mostrarvi l’illustrazione che ha voluto dedicare a tutti i lettori di Picame, ispirata al Natale “anomalo” che ci attende quest’anno.

IDENTIKIT
Nome e cognome: Elisa Falchini
Data di nascita: 07/04/1997
Professione: Graphic Designer e Illustratrice
Luogo di residenza: Prato
Sito web: elisafalchini.com
Instagram: elisafalchini_

Ciao Elisa, benvenuta su Picame. Iniziamo con una breve introduzione per i nostri lettori: chi sei, da dove vieni e che cosa fai.
Ciao e grazie per l’invito! Sono Elisa, vivo a Prato, vicino a Firenze, dove ho studiato Disegno Industriale (UniFi) e in cui mi sono da poco laureata. Ho scelto questa facoltà con l’idea di diventare interior designer, ma durante il percorso di studi i piani sono un po’ cambiati. Nonostante io continui ad amare ed essere affascinata dal mondo del design in tutte le sue sfaccettature ad oggi lavoro come graphic designer e illustratrice freelance, collaborando con realtà italiane e non, ma non nascondo che prima o poi mi piacerebbe fare esperienza anche in un’agenzia di comunicazione.

Hai iniziato un po’ per caso a condividere le tue illustrazioni su Instagram ma il tuo account ora sta crescendo parecchio.
Esattamente. Tra un esame universitario e l’altro, mi sono detta: “Perché non cercare di investire il tempo libero in qualcosa di più bello e utile, rispetto magari a scorrere la home di Instagram senza un vero e proprio scopo?”, così ho iniziato a sentire la voglia di mettermi in gioco e ho cominciato a pubblicare le prime illustrazioni, senza nessuna aspettativa, ma comunque comprendendo il potenziale dei social, riavvicinandomi a quel mondo creativo che ha sempre fatto parte di me, ma che avevo trascurato durante gli anni del liceo, dedicati in toto alla danza. Sono soddisfatta di essere riuscita a ritagliarmi un piccolo spazio online e ringrazio realtà come Picame che mi hanno aiutata nel costruire un’audience davvero eterogenea.

Quando hai capito di voler fare l’illustratrice di professione?
Non c’è stato un vero e proprio momento in cui mi sono fermata e ho detto “Voglio fare l’illustratrice”. È stato tutto molto naturale. Mi sono semplicemente accorta che passerei intere giornate, intendo proprio giorno e notte (e a volte lo faccio – ammetto che devo ancora imparare a gestire la mia nuova routine da freelance –) tra iPad, Photoshop e Illustrator, senza sentirne il peso, e quindi ho pensato di essere sulla strada giusta. Riconosco che sia una vera fortuna far coincidere passione e lavoro, ma bisogna anche saperli gestire bene e a volte saperli anche scindere.

Le tue illustrazioni sono spesso accompagnate da frasi motivazionali e riflessioni, attribuisci all’illustrazione anche un ruolo sociale?
Sì, assolutamente. Soprattutto sui social, ritengo che le illustrazioni siano un ottimo mezzo per veicolare messaggi importanti e parlare delle cause in cui credo, in modo diretto e sintetico, per poi essere eventualmente approfondite nella didascalia, creando confronto e interazione con le persone. Inoltre, quando lavoro a progetti personali, per me è inevitabile far trasparire i miei valori, i miei pensieri, le mie paure, le mie emozioni in generale. Nelle giornate un po’ più complicate da affrontare, in cui perdo la determinazione, mi piace molto accostare le illustrazioni a frasi motivazionali, come dicevi, che fungono da promemoria e che ho scoperto non essere utili soltanto a me, ma a molte altre persone che ci si ritrovano e allo stesso tempo si sentono un po’ meno sole e più comprese.

Anche l’ironia – e l’autoironia – occupano un posto importante nel tuo lavoro.
Credo che ogni tanto sdrammatizzare alcune situazioni e prendersi un po’ meno sul serio sia necessario per vivere bene. Nella vita l’ironia è qualcosa di molto presente nel mio linguaggio. Le illustrazioni ironiche sono probabilmente quelle che preferisco, perché sono il risultato di intuizioni improvvise, spesso ispirate alla mia quotidianità e perché riescono, o almeno dovrebbero, a strappare un sorriso a chi le osserva.

Ho visto che ti dedichi ai ritratti, sia di personaggi famosi che su commissione. Come è nata questa passione?
Dopo aver postato le prime illustrazioni su Instagram alcune persone hanno iniziato a chiedermi se potessi realizzare dei ritratti su commissione per loro, così mi sono messa a fare pratica su personaggi celebri, cercando di valorizzare le loro caratteristiche e da lì diciamo che non ho più smesso. Trovo molto rilassante ritrarre i volti delle persone e credo sia anche un bel modo per approfondire la conoscenza di chi apprezza il mio lavoro e mi racconta un po’ di sé, prima di essere ritratto.

Quali caratteristiche pensi dovrebbe avere un illustratore emergente per poter dire la sua in questo mondo sempre più affollato in cui veniamo sommersi da milioni di nuove immagini ogni giorno e dove tutti possono “improvvisarsi” artisti?
Oggi tutti hanno la possibilità di esprimersi tramite i nuovi mezzi di comunicazione, potendo raggiungere un pubblico vastissimo, quindi saper sfruttare questo potenziale sta alla base, ma se non si hanno determinazione, costanza, un po’ di autocritica e di personalità, non si va lontano. Anche credere in sé stessi è fondamentale ovviamente, nonostante a volte possa essere difficile farlo, perché là fuori è pieno di illustratori super talentuosi, che in alcuni momenti possono portarci a pensare “adesso mollo tutto” oppure “non sarò mai così bravo”. Il trucco però sta nell’osservare da un’altra prospettiva, cercando di attingere il meglio dal loro sapere e dalle loro esperienze.

Un desiderio che vorresti realizzare nel prossimo futuro?
Trovare un linguaggio stilistico che mi soddisfi e non cambiarlo mai più. No, scherzo, anche se sono sicura che sia un desiderio condiviso da moltissimi illustratori, forse me compresa. Sai che lavorativamente parlando, non saprei? Al momento vivo molto alla giornata e cerco di cogliere al volo tutte le occasioni che mi si presentano. Così di getto ti direi, aprire un mio shop e realizzare illustrazioni per l’editoria. Sì, lo so, alla fine ne ho detti due. Parlando più in generale invece, non vedo l’ora di poter tornare a viaggiare.

Designer e art director, è fondatore e direttore di Picame dal 2008 e co-fondatore di fargostudio.com, agenzia specializzata in design e comunicazione.

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