I ritratti dell’arte classica diventano protesta femminista nelle opere di Ewa Juszkiewicz

L’artista polacca ridipinge i ritratti di donne dell’arte classica nascondendone i volti per denunciare la negazione dell’identità femminile nella storia.

da | 25/07/2022 | Arte

La sensazione di surrealtà, a volte grottesca, espressa dai ritratti di Ewa Juszkiewicz è solo un “effetto collaterale”. Nascondere i volti, in realtà, è un modo per spingere l’osservatore a indovinare l’identità del soggetto celato. Ci ricorda l’Arcimboldo, gli “impacchettamenti” alla Christo, oppure il burqa islamico: è in questo modo che l’artista vuole rappresentare la cancellazione dell’identità femminile nella storia.

Per questa negazione in passato l’arte utilizzava una sottigliezza: “mostrare per dissimulare”, ovvero mimetizzare per occultare la personalità delle donne ritratte, nascondendole dietro l’ipocrisia della loro bellezza o di un’elaborata acconciatura, oppure coprendole con vestiti e tessuti preziosi e colorati o, infine, immergendole in un paradiso vegetale.

ewa juszkiewicz picame women portrait
La rosa canina, 2022

Ewa Juszkiewicz vuole invece “nascondere per rivelare”, ovvero indurci a scoprire l’identità e la storia delle donne celate portando ad un livello più evidente e manifesto la discriminazione di genere che persiste e rende attualissimi i ritratti originali, realizzati tra il ‘600 e l’800 del millennio scorso.

ewa juszkiewicz picame women portrait
Gemme rigogliose, 2021

Ewa Juszkiewicz è nata a Danzica, nel nord della Polonia, dove ha studiato pittura all’Accademia di Belle Arti, per poi proseguire con un dottorato di ricerca all’Accademia di Belle Arti di Cracovia. Varsavia è la città dove attualmente vive e lavora. I suoi dipinti sono stati esposti nelle gallerie di tutto il mondo e hanno raggiunto la quotazione di 1,5 milioni di dollari all’asta newyorchese di Christie’s. Sono tutti olio su tela e sono generalmente più grandi degli originali. L’artista spiega:

“Cerco di seguire fedelmente le pennellate dell’artista, preservando lo stile e il carattere dell’originale. Per me questa attività è un tentativo simbolico di stringere una relazione con un pittore del passato. È un po’ come una seduta spiritica: un tentativo pittorico di cercare connessioni e di dire qualcosa in più, per far emergere qualcosa nascosto sotto il dipinto.”

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Scena di caccia, 2014

In molti casi Ewa Juszkiewicz cita, non solo per correttezza, gli autori delle opere da cui sono tratti i suoi lavori. In questo modo ne viene accentuato l’aspetto concettuale, oltre che quello pittorico. Nella galleria di seguito abbiamo trovato e messo a confronto alcune delle opere originali con le versioni “contemporanee”. Potrete così riconoscere ed apprezzare le modifiche e la sua abilità tecnica. Inoltre verrete a sapere qualcosa di più sull’identità delle donne ritratte, frutto di quella curiosità innescata dal suo intervento.

“Osservando queste rappresentazioni classiche ho notato che tutte le donne ritratte assumono pose simili e fanno gesti identici. Ho spesso avuto l’impressione che fossero intrappolate in corsetti e crinoline, come una sorta di oppressione e costrizione. Non c’è molto spazio per l’individualità o l’alterità. Ciò che è significativo è che ciò vale anche per i canoni contemporanei di bellezza ideale del corpo femminile.”

– Leggi anche: Dialogo tra passato e presente nelle sculture di marmo tatuate di Fabio Viale

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Anthurium, 2021.
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A sinistra: “Ragazza in blu (tratto da Johannes Cornelisz Verspronck)”, 2013 – A destra il dipinto originale “Ritratto di ragazza in blu”, 1641, di Johannes Cornelisz Verspronck (1602-1662). Questo dipinto della Juszkiewicz è stato aggiudicato per 730.800 dollari all’asta di Phillips, New York, a novembre 2021.
A sinistra: “Sorelle (tratto da Anton Graff)”, 2014 – A destra il dipinto originale di Anton Graff (1736-1813), “Ritratto delle sorelle di Johann Julius von Vieth und Golssenau”, circa 1773. In questo caso gli insetti diventano una maschera raccapricciante che serve non solo a nascondere ma addirittura ad allontanare lo sguardo e quindi l’attenzione dal volto nascosto delle donne.
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A sinistra: “Maria (tratto da Johannes Cornelisz Verspronck)”, 2013 – A destra il dipinto originale “Ritratto di Maria van Strijp”, 1652, di Johannes Cornelisz Verspronck (1602-1662).
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A sinistra: “Senza titolo (tratto da Élisabeth Louise Vigée Le Brun)”, 2020. A destra il dipinto originale di: Élisabeth Louise Vigée Le Brun (1755–1842), “Ritratto della duchessa Marie Gabrielle de Gramont”, 1784.
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A sinistra: “Senza titolo (tratto da Adolf Ulrik Wertmüller)”, 2020 – A destra il dipinto originale del 1787 di Adolf Ulrik Wertmüller (1751-1811) “Ritratto di Madame Adélaïde Aughié”, la quale fu amica della regina Maria Antonietta.
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A sinistra: “Senza titolo (tratto da Adolf Ulrik Wertmüller)”, 2019 – A destra il dipinto originale di Adolf Ulrik Wertmüller (1751-1811) “Ritratto di Maria Ravens”, la madre dell’artista.
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A sinistra: “Senza titolo (tratto da Joseph Wright)”, 2020 – A destra il dipinto originale di: Joseph Wright of Derby (1734-1797), “Ritratto di donna”, 1770
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A sinistra: “Senza titolo (tratto da Ernst Thelott)”, 2019 – A destra il dipinto originale di: Ernst Thelott (1802-1833), “Ritratto della baronessa Elise Dorothea Friederike”, 1833
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A sinistra: “Senza titolo (tratto da Abraham van den Tempel)”, 2013 – A destra il dipinto originale di Abraham Van den Tempel (1622-1672), “Ritratto di Odilia van Wassenaar”, 1655-1660.
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A sinistra: “Senza titolo (tratto da Alexander Roslin), 2017 – A destra il dipinto originale di Alexander Roslin (1718-1793), “Ritratto dell’artista Anne Vallayer-Coster”, 1783. Diede lezioni di disegno alla regina Maria Antonietta.
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A sinistra “Cappello di paglia (tratto da Élisabeth Louise Vigée Le Brun), 2012 – A destra il dipinto originale di Élisabeth Louise Vigée Le Brun (1755-1842), “Autoritratto col cappello di paglia”, 1782. La Le Brun fu scelta ancora giovanissima dalla regina Maria Antonietta come sua pittrice favorita. Noterete che nella versione di sinistra, quella della Juszkiewicz, sulla tavolozza mancano i colori per dipingere.
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A sinistra: Senza titolo (tratto da Jan Adam Kruseman), 2020 – A destra il dipinto originale di Jan Adam Kruseman (1804-1862), “Ritratto di Alida Christina Assink”, 1833.
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A sinistra: “Una pausa (tratto da Anton Einsle), 2014 – A destra il dipinto originale di Anton Einsle (1801-1871), “Ritratto di signora col cappello”, 1847.
A sinistra “Ritratto di signora (tratto da Louis-Léopold Boilly), 2019 – A destra il dipinto originale di Louis-Léopold Boilly (1761-1845), “Ritratto di Madame Saint-Ange Chevrier”, 1807. Questo dipinto della Juszkiewicz è stato battuto all’asta da Christie’s nel maggio 2022 a 1,56 milioni di dollari, tutti a beneficio del Museo di Storia degli Ebrei Polacchi di Varsavia, il quale sta compiendo a sua volta azioni di aiuto in favore dei rifugiati ucraini.
ewa juszkiewicz picame women portrait
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Autoritratto davanti al cavalletto, 2013
Art director e web designer, diplomato in scenografia con esperienze di teatro, fumetto, animazione, illustrazione e scultura. Scrive per Picame dal 2015.

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