A chiacchiera con Francesco Fidani, vincitore del “SUPER” concorso di illustrazione Tapirulan 2019

Francesco Fidani, da Roma, è il giovane illustratore che si è aggiudicato il primo premio durante l’ultima edizione del concorso internazionale di illustrazione Tapirulan, e con esso la possibilità di realizzare una mostra personale e di prendere parte alla giuria di quest’anno.

La sua illustrazione, intitolata “Supermassimi“, ha spiccato per interpretazione, tecnica e ironia, tra le 48 tavole dei finalisti selezionati (qui i nomi). Rispecchia appieno lo stile iperdettagliato e caotico che lo contraddistingue, fatto di ampie vedute in cui si muovono decine – a volte centinaia – di minuscoli e bizzarri personaggi. Francesco, che ha studiato design industriale all’ISIA di Roma, si divide tra il suo lavoro come illustratore e grafico e progetti performativi di cui sarà lui stesso a parlarci nell’intervista che segue.

IDENTIKIT
Nome e cognome:  Francesco Fidani
Data di nascita: 11.02.1991
Professione: illustratore / visual designer
Luogo di residenza: Roma
Sito web: francescofidani.comtothemtour.com
Instagram: @francesco_fidani
Facebook: Francesco Fidani

Ciao Francesco, benvenuto su Picame. Iniziamo con una breve introduzione per i nostri lettori: chi sei, da dove vieni e che cosa fai.
Ciao Picame, sono originario di Roma, città in cui attualmente vivo. Lavoro come illustratore, principalmente per l’editoria e per la comunicazione di eventi per lo più istituzionali con alcuni studi di Roma. Parallelamente porto avanti il progetto Tothem Tour, un format di workshop itinerante volto alla rievocazione di storie e simboli del territorio attraverso il manifesto e la stampa xilografica, che ad oggi ha percorso numerose tappe sul territorio nazionale. Parte del mio lavoro lo dedico anche all’ambito accademico come tutor all’ISIA di Roma.

Il primo disegno che riesci a ricordare?
Indubbiamente l’aereo della compagnia AirEgyptian, penso di averne disegnati/costruiti veramente tanti da piccolo dopo essere andato in Egitto.

Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Ci sono due contesti per me molto nutrivi. Il primo è sedermi in una panchina di una piazza in città, più sono popolate meglio è. Mi stimola essere travolto da stormi di persone che si muovono a ritmo frenetico fra i blocchi immobili di edifici, e vanno in direzioni diverse, solitari o in gruppi. Mi rilassa e viene da immaginare cosa stanno andando a fare. Poi il teatro, che mi ispira con la parola e il corpo. È un territorio in cui mi sono addentrato da due anni con la pratica e ha notevolmente inciso sul mio linguaggio. Per quanto riguarda i riferimenti visivi conduco una dieta molto variegata, mi limito al nome di qualche maestro sennò esce un papiro. Artisti e designer giocosi come Jaime Hayon, Depero, Alexander Girard. Nell’illustrazione Tomi Ungerer, Gerd Arntz, Saul Steinberg, Franco Matticchio, Roland Searle,  sidro Ferrer, le copertine di Thomas Heine, Art Spiegelman, Ferenc Pinter.


“Supermassimi” – L’illustrazione con cui Francesco ha vinto il concorso Tapirulan 2019

Da dove nasce l’idea dell’illustrazione con cui hai vinto l’edizione 2019 del concorso Tapirulan?
Il tema apriva un ventaglio ampissimo di possibilità. Quindi ho ragionato per parole composte dove era contenuta la parola super, in questo caso supermassimi. Ho pensato che poteva essere una buona occasione per omaggiare uno sport che ha avuto una notevole importanza nel mio percorso e che non ho mai raccontato prima con l’illustrazione. Dunque ho pensato a un incontro di boxe paradossale tra due energumeni, che lottano e destabilizzano tutto il ring e tutte le situazioni della scena sono legate alle corde in tensione, chi prova a tenerle per evitare la catastrofe, chi ne viene catapultato via dalla tensione elastica.

Ora ti aspettano una mostra personale e un posto d’onore nella giuria della prossima edizione. Come vedi il fatto di essere tu a dover giudicare il lavoro di altri colleghi?
Credo possa essere un’esperienza molto formativa, non tanto nel giudicare il lavoro altrui ma nel potermi confrontare con gli altri membri della giuria, che molto probabilmente saranno personalità con un’esperienza maggiore e senz’altro diversa dalla mia. Sarà interessante ascoltarli e scoprire altri livelli di lettura di un’immagine che potranno arricchire il mio modo di osservare.

Ho visto che ti piace sperimentare con vari stili, ce n’è uno in particolare che ti rappresenta di più?
Mi metto spesso a totale disposizione del fine comunicativo, se vedo che una certa sintesi, colore o tecnica riesce a veicolare in modo più efficace ciò che voglio dire ben venga. Se in alcuni casi sento mi sento libero di arricchire la descrizione in modo disinvolto per raccontare una passeggiata al parco, ad esempio, in altri risolvo un’immagine come un sudoku ponendo attentamente il segno e gli elementi per generare un nuovo significato. Sono diversi approcci per diverse esigenze, ma li sento tutti rami di uno stesso albero.

Che ruolo gioca l’ironia nei tuoi lavori?
Mi aiuta a alleggerire un eccesso di serietà, che può essere anche dato dalla tematica affrontata. A mostrare una situazione drammatica con schiettezza, eludendo dallo sberleffo o forme di moralismo.

Uno strumento tradizionale ed uno tecnologico a cui non potreste mai rinunciare.
Forse il mouse, sono abbastanza old school su questo fronte, mi vengono i crampi alle dita solo nel vedere chi lavora con un touch pad. Sull’analogico non ho particolari preferenze. Mi trovo senz’altro a mio agio con strumenti dal segno sottile che tracciano contorni netti.

Tre artisti che ti senti di consigliare ai nostri lettori.
Ammiro molto Michele Redaelli, ha iniziato ad approfondire l’illustrazione in età già matura, lo seguo ed è sorprendente vedere come stia progredendo velocemente da quando l’ho conosciuto. Credo che ci regalerà belle cose! Andrew Superview, fotografo e regista di serie tv e videoclip con il quale collaboro spesso. I suoi sono degli scatti molto introspettivi, delicati, raccontano l’intimità di una persona o l’atmosfera di un luogo con il gusto di un altro tempo. Sono fan del duo Irene e Irene, sia per la personalissima e divertente ironia delle loro illustrazioni, sia per la sintesi fresca e armoniosa dei loro disegni, cosa che credo non sia sempre semplice da acquisire quando si lavora a 4 mani su singole immagini.

Raccontaci un desiderio che non hai ancora realizzato.
Lavorativamente, forse spingermi sempre di più verso la scenografia e i costumi. Mi piacerebbe molto mettere in scena uno spettacolo in cui gli attori siano dei personaggi o degli oggetti “illustrati”.

Designer e art director, è fondatore e direttore di Picame dal 2008 e co-fondatore di fargostudio.com, agenzia specializzata in design e comunicazione.

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