Interview: Elisa Macellari

Nasce a Perugia ma è per metà thailandese il sangue che scrorre nelle vene di Elisa Macellari. E lo si percepisce fin da subito, perdendosi nelle sue colorate illustrazioni. Ha realizzato per Picame un fantastico header, che ci è piaciuto così tanto da spingerci a voler sapere di più sul suo lavoro e sui motivi che l’hanno spinta, appena un anno fa, a decidere che da grande avrebbe fatto l’artista.

Ciao Elisa, benvenuta su Picame! Presentati ai nostri lettori.
Ciao a tutti. Illustratrice da poco ma grande appassionata d’arte e di viaggi da sempre. Vivo a Milano, ma sono di Perugia. Una sosta a metà percorso a Torino, che ringrazio per la sua vitalità culturale; mi ha dato una bella scossa dopo l’isolamento umbro.

Qual’è la tua formazione e quale percorso hai intrapreso per diventare illustratrice?
Ho studiato all’Accademia di Belle Arti. Poi ho fatto cose varie ed eventuali. Ho lavorato come artista, ho fatto vjing in qualche locale, sono stata mediatrice culturale in un museo, ho anche dipinto un torrone di 9x9metri. Sono stata per anni assistente in una galleria d’arte contemporanea. Tutte esperienze fondamentali per la mia crescita umana e creativa.

Sei per metà italiana e per metà thailandese, quali aspetti delle due culture si riflettono nei tuoi lavori?
I colori saturi che uso vengono dalla Thailandia. La luce di un paese tropicale ha una temperatura diversa da quella che vediamo qui. Mi piacciono molto le maschere del teatro del sud-est asiatico e la loro capacità descrittiva e allo stesso tempo di sintesi. Mi interessa anche la percezione animistica della natura e l’attitudine buddista che si avverte nella vita di tutti i giorni. In Italia ci son nata e cresciuta, quindi tutto quello che ho visto e studiato nel tempo si è sedimentato.

Da dove trai l’ispirazione per le tue illustrazioni?
Dalla mitologia occidentale e orientale. Dal ‘Ramakien‘ che è un poema epico thailandese. Dai racconti di Borges in cui si confondono sogno e realtà in architetture complesse e simboliche.

Parlaci della “tecnica” e di quanto incide l’utilizzo del computer nel tuo lavoro.
Inizio i lavori sempre manualmente, facendo degli acquerelli su carta. Il computer mi serve poi per incollare i vari elementi in un collage digitale. Sicuramente è un ottimo mezzo per arrivare ad un’immagine complessa velocizzando il processo.

Sei tornata a fare arte da appena un anno ma è notevolissima la tua produzione di lavori, grazie ai quali ha preso parte a numerose mostre in Italia ed all’estero. Che consigli ti sentiresti di dare ai giovani che si affacciano per la prima volta nel mondo dell’illustrazione?
Io ho scoperto tardi la possibilità di fare dell’illustrazione una professione. Ho sempre amato l’arte, ho sempre lavorato in questo campo con vari ruoli, dalla parte creativa a quella organizzativa. Forse per impostazione familiare o per provenienza regionale mi è mancata la capacità di vedere le prospettive nel mondo dell’illustrazione. Ma poi si recupera con entusiasmo e non è mai troppo tardi per trovare la propria strada. Sicuramente consiglierei di essere molto determinati e sapere dove collocarsi nella ricerca artistica e nel mercato. Alcune possibilità ci sono e le altre vanno costruite con costanza e passione.

A chi ci consigli di chiedere il prossimo header e la prossima intervista?
Roberta Maddalena (Biró). E’ una brava illustratrice che lavora molto anche nel campo musicale.

Designer e art director, è fondatore e direttore di Picame dal 2008 e co-fondatore di fargostudio.com, agenzia specializzata in design e comunicazione.

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