Il disegno come cura per le inquietudini dell’anima: intervista a Maria Piera Maciocco

Nelle sue illustrazioni è facile perdersi ma anche ritrovarsi: basta spingersi un po' più in là dell'apparenza per scorgere la profondità dei sentimenti

Maria Piera Maciocco, in arte MpieraM, ha imparato a disegnare da autodidatta quando era una bambina e da allora non ha mai smesso: le sue donne rappresentano le tante piccole sfaccettature della sua personalità. Vogliamo farvela conoscere meglio.

IDENTIKIT
Nome e cognome: Maria Piera Maciocco 
Data di nascita: 06/09/1985
Professione: architetto e illustratrice 
Luogo di residenza: Badesi (SS) 
Instagram: @mpieram_design
Facebook: MpieraM design

Benvenuta su Picame! Iniziamo con una breve introduzione per i nostri lettori: chi sei, da dove vieni e che cosa fai.

Ciao! Sono Maria Piera e vengo da un piccolo paese costiero del nord Sardegna. Sono un architetto freelance, mi sono laureata nel 2010 e dopo diverse esperienze di studio e lavoro in Italia e all’estero ho deciso di tornare nella mia isola natia per aprire il mio piccolo studio di architettura. Ho sempre amato il disegno. Fin da piccola trascorrevo ore a disegnare e lo facevo ovunque e su qualsiasi supporto (anche sui muri di casa, per la felicità dei miei). Nonostante l’avessi abbandonata per buona parte degli studi ho riscoperto questa mia antica passione: all’inizio era una specie di “terapia personale” ed in seguito è diventata anche un lavoro. Oggi collaboro con aziende e privati, realizzando immagini corporate, per l’editoria, spot e illustrazioni a tema.

Come descriveresti il tuo stile?

Essendo un’illustratrice autodidatta penso che il mio stile sia fortemente legato alla mia formazione da architetto. L’elemento più riconoscibile nei miei lavori è il tratto nero, pulito, lineare, che ricorda quello degli schizzi di architettura. Anche la scelta frequente del bianco e nero come unica palette ha molto in comune con i classici metodi rappresentativi del mondo dell’architettura, soprattutto con quelli legati al disegno tecnico.

Che tecnica utilizzi?

Lavoro prevalentemente in digitale, utilizzando un iPad Pro. Fino a qualche anno fa disegnavo su carta con matita e china, poi scansionavo il disegno e lo completavo in digitale, aggiungendo colori, trame, e campiture. Ogni tanto mi capita di fare un mix di tutti questi strumenti.

Dalle tue illustrazioni traspare molto il tema della solitudine e, quasi a specchio, quello della coppia.

Le scene più spesso rappresentate sono ambientate in contesti domestici, ordinari, ma in esse si può rilevare qualcosa che le trasfigura e che le trasporta in una dimensione più simile al sogno. Il tema della solitudine è uno dei leitmotiv delle mie illustrazioni. Spesso questa condizione viene percepita come negativa, io penso invece che sia una possibilità di espansione e crescita individuale, una chiave per trovare un’armonia con gli altri, soprattutto con il partner. Dalla mia esperienza personale ho capito che essa è una tappa obbligata per poter instaurare rapporti più profondi con un’altra persona, non basati sulla dipendenza o sulla necessità. È come se nei miei lavori raccontassi da una parte il piacere di stare con sé stessi e dall’altra la magia di un incontro, con tutte le sfumature che si alternano tra queste due condizioni: il desiderio, l’attesa, il dubbio, anche il dolore.

Le protagoniste delle tue illustrazioni sono per lo più donne. Ti senti più vicina in quanto donna a rappresentare situazioni che hai vissuto in prima persona?

Le protagoniste che popolano i miei disegni costituiscono delle proiezioni personali di questo un mix di percezioni, esperienze e sogni. Credo che attraverso la rappresentazione della femminilità e di ciò che le ruota attorno (gestualità, corpo, contesto di vita), si riesca ad esprimere una particolare dimensione poetica, ricca di fascino e delicatezza. Un altro tema che mi sta molto a cuore è quello dell’indipendenza femminile, con tutti i significati che questo concetto può contenere: libertà di pensiero e di azione, autosufficienza affettiva ed emotiva, autodeterminazione, coraggio.

Cosmos

Mostraci uno dei lavori a cui sei più affezionata.

Ho disegnato questa illustrazione in un periodo non facile per me, di getto e in modo quasi inconscio: in quel momento l’unico obiettivo era creare qualcosa che mi desse un briciolo di soddisfazione immediata, trasformando il dispiacere che avevo dentro in qualcosa di bello e poetico. Si intitola Cosmos ed è un po’ come se la protagonista stesse fluttuando senza peso in un grande vuoto toccato da una misteriosa meraviglia.

Progetti per il futuro?

Da poco ho inaugurato una mostra personale, intitolata DreamOn, in cui ho esposto una selezione di illustrazioni dove il tema sogno emergeva in modo forte. Vorrei riuscire ad organizzare un’altra esposizione, più ricca e completa, includendo contenuti multimediali ed interattivi e accompagnandola con una live performance di disegno. Guardando un po’ più in là mi piacerebbe lavorare a dei progetti editoriali. Al momento, ho in mente una graphic novel che possa raccontare i temi a me più cari.

Dal 1990 cresce a pane e parole, si laurea in Cinema e dal 2016 lavora come content editor per la televisione. Ama la creatività in tutte le sue forme e vuole farne il suo stile di vita.

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