Interview: Marco Ventura

[English version along the post]
Marco Ventura ha un posto speciale nel panorama dell’illustrazione internazionale. Toscano, originario di una famiglia di artisti, possiede uno stile unico e un curriculum che include collaborazioni con tutte le più importanti testate giornalistiche del mondo. Non solo: vanta due Silver Medals dell’American Society Of Illustrators, ammiratori eccellenti e la consacrazione come autore di francobolli per le Poste Inglesi, Vaticane e di San Marino. Lo abbiamo intervistato in occasione di una masterclass che Marco ha tenuto presso Mimaster, sviluppata intorno al tema del ritratto per magazine all’interno di un ciclo formativo dedicato all’illustrazione per la stampa internazionale e italiana. Ci ha accolto con una disponibilità sorprendente, una semplicità carica di ispirazione e una gentilezza che è il vero marchio di fabbrica dei “grandi”, e ci ha onorati di un nuovo header.

Mi ha molto colpito il modo in cui racconti il tuo percorso: vieni da una famiglia di artisti apprezzati, e dici che al suo interno eri quello meno dotato, ma grazie a ciò che chiami testardaggine e contro ogni consiglio sei andato nella direzione dell’illustrazione. Hai avuto piena ragione. È stato un percorso lineare, o c’è stato di tanto in tanto un dubbio, un ripensamento, la voglia di fare altro?
Mi è sempre piaciuto disegnare e dipingere, e farlo di lavoro mi è sempre sembrata la cosa più bella del mondo. A distanza di tanti anni sono sempre della stessa idea; alzarsi la mattina pensando ad un nuovo disegno o ad una illustrazione da finire è una bella sensazione. Ho lavorato anche come assistente fotografo e come grafico all’inizio della mia carriera, esperienze comunque molto utili che mi sono servite anche per il mio lavoro di illustratore. Sono convinto che il lavoro e la testardaggine lungo il percorso aiutino, perché a volte è facile scoraggiarsi di fronte ai primi rifiuti o insuccessi.

Possiedi una tecnica estremamente elaborata, che segue la disciplina pittorica della tradizione: studio del disegno a matita e a colori, stesura dell’illustrazione definitiva e l’ulteriore cura di aggiungere i segni del tempo, le piccole crepe a pennello. Un processo probabilmente lungo oltre che complesso, come riesci a gestire le scadenze che spesso sono a breve termine?
Il mio percorso esecutivo è abbastanza lungo ed elaborato, anche se con l’esperienza sono diventato molto più veloce. Parto con una serie di schizzi molto essenziali, per poi arrivare ad un disegno a matita più rifinito che sottopongo al mio cliente. Una volta approvato o modificato il disegno, inizio a lavorare all’illustrazione definitiva, riportando il disegno con lo spolvero su un supporto preparato a gesso. Chiaroscurato con grafite il disegno, parto con i colori ad olio, usandoli in maniera più densa inizialmente e poi con velature più sottili. Le scadenze sono spesso a breve termine, ma in genere riesco a cavarmela abbastanza bene, recuperando tempo alla sera e/o nei giorni festivi.

Quando vedo che un’immagine porta con sé una grande cura per i dettagli, penso che chi l’ha creata ami molto lavorare sui particolari. Come sei arrivato ad elaborare il tuo stile?
Lavorare in piccolo mi è sempre piaciuto, i particolari sono per me sicuramente un elemento importante. Non so perché abbia scelto di lavorare così, ho seguito il mio istinto e capito quali fossero i miei punti di forza: la calma, la pazienza e la minuziosa cura dei particolari. Il lavoro rispecchia il nostro carattere e il nostro modo di essere, lasciare che questo affiori lo caratterizza dandogli originalità. È un processo che richiede tempo, si sviluppa nel lungo periodo eliminando quello che non ci piace e varia da persona a persona. Esistono illustratori che continuano a sperimentare, io invece mantengo uno stile lineare; sarà che nella vita non amo troppo i cambiamenti. Ho avuto la fortuna di iniziare negli anni ’80, quando c’era molta richiesta e non così tanti illustratori. Ho iniziato a illustrare mentre lavoravo come grafico, è stato un modo per sperimentare nuove tecniche e per arrivare a ciò che mi piace. Poi, quando metti assieme un corpus di lavori simili, quello è l’inizio: i clienti ti chiameranno perché vogliono quello stile.

Per chiunque guardi il tuo lavoro è evidente il richiamo al Rinascimento italiano e soprattutto toscano, regione in cui peraltro sei cresciuto. Cosa rappresentano per te quelle immagini, a chi guardi come maestro, e più in generale, chi ammiri come artista?
Il Rinascimento italiano è sicuramente la maggiore influenza sul mio lavoro di illustratore e il paesaggio toscano quello che ho nel cuore. L’idea di rappresentare soggetti e luoghi contemporanei, in una situazione sospesa nel tempo e con una tecnica “antica” è la mia chiave espressiva. Fin da piccolo i lavori di artisti come Piero della Francesca, Andrea Mantegna, Antonello da Messina e Giovanni Bellini sono stati per me l’assoluta bellezza! In tempi più recenti ho imparato ad apprezzare anche opere e artisti più moderni in vari campi dell’arte. Pietro Annigoni, Stanley Spencer e Lucian Freud sicuramente per la pittura, Francesca Woodman e Manuel Alvarez Bravo nel campo della fotografia e Arturo Martini nella scultura.

L’illustrazione è un campo sicuramente scandito dalle mode, il gusto collettivo per uno stile anziché per un altro, e i trend del momento per esempio esaltano la semplicità e la grafica. Come ti poni nei loro confronti?
Ho sempre evitato di seguirli. Personalmente mi piace andare “controcorrente” e trovo che il mezzo digitale abbia portato una grande facilità nell’esecuzione, dà l’impressione di essere “già bravi” ma non aiuta a risolvere i problemi legati all’immagine, che derivano da una conoscenza maggiore. Alla base poi ci deve sempre essere una buona idea. Dal mio punto di vista, il mestiere di illustratore non si limita a una copertina, o alla pagina sulla rivista: vendere un originale, ottenere una commissione per un cliente che vuole comprare il quadro, sono cose che mi capitano sempre più spesso.

All’interno della tua produzione l’icona italiana della pittura Rinascimentale è un richiamo non solo stilistico, ma intrinsecamente legato al messaggio che l’immagine rappresenta. È ancora possibile fare di questi temi/contenuti – ormai abusati nell’iconografia del pittoresco italiano – portatori di nuovi messaggi? In altre parole, come riesci a sfuggire all”effetto-cartolina”?
Sì alcuni soggetti sono ormai stati reinterpretati in mille modi e il rischio di cadere nel banale è fortissimo. Mi piace di più ricreare l’atmosfera di situazioni senza tempo, mischiando moderno ed antico, più che reinterpretare quadri famosi. Eminem ritratto in abiti neoclassici che fa un gestaccio, gli angeli annunzianti in giacca e cravatta in una moderna natività o il David di Michelangelo disperato seduto sul suo piedistallo, sono immagini inaspettate. Mi piace sorprendere così chi guarda, con una tecnica antica ma con uno sguardo moderno.

Che parte svolge la tecnologia nel tuo modo di lavorare? È uno strumento che può concorrere nella realizzazione di un’immagine o il procedimento è interamente manuale?
Amo il contatto fisico con la materia, la carta e i colori. È una scelta un po’ controcorrente quella di continuare a lavorare in maniera tradizionale ma tuttavia ancora apprezzata. Mi capita sempre più spesso che alcuni clienti desiderino acquistare le mie tavole originali per le loro collezioni d’arte. La serie di tre dipinti realizzati per i numeri speciali “The Immortals” per Rolling Stone (Tupac, John Lennon e Ray Charles) è poi stata acquistata dal proprietario della rivista americana Jann Wenner; il ritratto di Brunello Cucinelli fatto per il New Yorker è stato comprato dalla sua azienda e il ritratto della band Mumford&Sons per Rolling Stone è stato acquistato da un fan americano del gruppo. La parte digitale del mio lavoro riguarda solo la ricerca iconografica e la realizzazione finale della foto dell’illustrazione, che viene poi inviata al cliente in formato di file digitale ad alta definizione.

Ottenere la commissione di un francobollo per le Poste Inglesi, per quelle Vaticane e di S. Marino, non è cosa che capita tutti i giorni. Che percorso c’è dietro?
Ho sempre avuto la passione per la filatelia, da ragazzo facevo collezione dei francobolli, aspettavo con ansia le cartoline dai parenti, erano preziosissimi: disegni strani, lingue incomprensibili. Durante i primi anni del Duemila, tramite il mio agente ho mandato il portfolio alle Poste Inglesi, le più importanti e prestigiose, che tendono a lavorare solo con artisti inglesi. Il percorso per realizzare un francobollo è complesso, su ogni tema lavorano con anni di anticipo commissionando le proposte a diversi studi grafici, e dopo averle esaminate fanno realizzare alcune prove, che saranno soggette ad altri cambiamenti. Dopo alcune proposte cancellate, ho ottenuto una commissione diretta su una serie natalizia, che per vari ripensamenti ha visto la luce solo due anni dopo, è stata stampata nel 2007 in 200 milioni di pezzi, e mi ha aperto le altre porte: le Poste Vaticane e quelle di San Marino mi hanno accettato quasi subito. Ho scoperto in corso d’opera che le Poste Vaticane tengono per sé l’originale, ma lo inseriscono nella collezione dei Musei Vaticani.

Talento, applicazione, amore per il proprio lavoro, ambizione: con cosa si arrivano ad ottenere successo e riconoscimenti?
Questi sono gli ingredienti giusti, aggiungerei forse anche: umiltà e spirito di sacrificio.

Che consigli daresti a chi vuole praticare questa professione?
Una buona capacità nel disegno è un requisito essenziale per questo lavoro. Insegno da tanti anni disegno e pittura di base presso lo IED a Milano. A queste basi tecniche vanno poi aggiunte una preparazione culturale e visiva molto ampie. Il mondo è ormai alla portata di tutti, dipende solo da noi come poterlo “conquistare” 😉

Marco Ventura’s portfolio

Interview by Roberta Zeta in collaboration with Mimaster
Translations: Stefano Bagnasco

__________________________

ENG

Marco Ventura holds a special place within the world of international illustration. He belongs to Tuscany, comes from a family composed by artists and owns a unique style and curriculum which includes collaborations with all the most important newspapers of the world. Moreover: he won two Silver Medals of the American Society Of Illustrators, excellent fans and the consecration as author of stamps for the English, Vatican and San Marino Postal Service. We interviewed him during a masterclass which Marco took at MiMaster, talking about the theme of magazine portrait. He received us with a stunning openness, a simplicity full of inspiration and the typical gentleness owned by great characters and he donate us a new header.

You own an elaborate technique which follows the traditional painting discipline: study of the pencil and color drawing, coat of the final illustration and the additional care of adding the sign of passing time, little chinks with the painting brush. Probably a long and complex process. How do you manage all the strict deadlines?
My executive process is quite long and elaborate, but as my experience grew I became pretty much faster. I start with a series of essential sketches and then I have a more refined pencil drawing ready to be presented to my client. Once approved or modified, I begin to work to the final illustration, carrying the drawing with the duster on a stay of plaster. I apply chiaroscuro with graphite and then I start with oil color using them thick, at first, and gradually thinner and thinner. Deadlines are usually strict, but I get by recovering time in the evening or during the public holidays.

When I see that an image full of details, I think his creator loves to work properly on those particulars. How did you get to elaborate your style?
I’ve always loved working on detail, it’s such an important element. I don’t know why I chose to work as I do, but I followed my instinct to understand my strong points: calm, patience, attention to details. The job reflects our character and our way of being. It’s a process which needs time, developing in the long period deleting what we don’t like, and it changes person-to-person: there are some illustrator that experiment continuously, I prefer to maintain a linear style. I was lucky to start in the 80’s when there were a lot of request but not too many illustrators. I started to illustrate whil I was working as a graphic designer, it was a way to try new techniques and to reach what I liked. And that is the beginning: client will ask for you because they want that style.

For everyone your work is a clear recall to Italian Renaissance and especially Tuscan, the region you belong to. What do those images represent to you and who you look at as master?
Italian Renaissance is for sure my most important influence for my work and I bring in my heart the Tuscan landscape. My exspressive key is the idea of representing contemporary subjects and places in a situation hanging in time with an ancient technique. I’ve always appreciated artists as Piero della Francesca, Andrea Mantegna, Antonello da Messina e Giovanni Bellini. Recently I started to like contemporary artworks and artists. Pietro Annigoni, Stanley Spencer and Lucian Freud sicuramente for painting, Francesca Woodman and Manuel Alvarez Bravo for photography and Arturo Martini for sculpture.

Illustration is a field articulated by trends, and the actual ones glorify simplicity and graphics. How you you feel about that?
I’ve always escaped by that. personally I like going against the current and I think that the digital mean brought a great simplicity but it is not helpful to solve the problems related to imagine and to good ideas. In my opinion the work of illustrator is not just about a cover or a magazine page: selling an original piece or a painting are becoming more and more familiar.

Within your production the Italian icon of Renaissance painting is strictly connected to the message represented by the image. Is still possible to use these themes as bearers of new messages? In other words, how do you escape frome the “postcard-effect”?
Yes, some subject have been reinterpreted too many times and there’s a high risk to appear ordinary. I prefer to create timeless situations mixing ancient and modern: Eminem wearing neoclassical clothes making bad gestures, announcing angels with collar and tie or a desperate David of Michelangelo. I like surprising the audience, with an ancient technique but a modern look.

What’s the role of technology in your working style?
I love physical contact with material, paper and colors. It’s a choice against the current, to keep on working in a traditional way but it’s still appreciated. It’s becoming familiar to me that some clients want to buy my original tables fot their collections. The series of three painitngs realized for the special “The Immortals” for Rolling Stone (Tupac, John Lennon and Ray Charles) has been bought by the owner of the American magazine Jann Wenner, the portrait of Brunello Cucinelli made for the New Yorker has been bought by his Company., and the portrait of the band Mumford&Sons for Rolling Stone has been bought by an American fan of the group. The digital part of my job just refers to the iconographic search and the final realization of the illustration.

It’s not common to obtain the commission of a stamp for English, Vatican and San Marino postal Service. What’s the background?
I’ve always loved philately, I used to collect stamps waiting postcards from relatives, they were very precious: strange drawings, obscure languages. During the early years of 2000 I sent my portfolio to English Postal Service, the most important and prestigious. They usually work just with English artists. The journey to realize a stamp is pretty complex, it take years to study the theme, to examinate the proposals and to improve on them. After some atrworks deleted, I obtained a direct commission for a Christmas series brought to life two years later in 2007, printed in 200 million pieces. Then Vatican and San Marino Postal Services quickly approved me. I discovered that Vatican Postal Service keep the original piece in the collection of Vatican Museums.

Talent, application, love for your own, ambition: how did you reach success?
These are the right ingredients, adding modesty and sacrifice.

Do you want to give an advice to the next illustrators?
You do have to be talented. I teach drawing and basic painting at the IED in Milan. In addition to these technical basics, a wide cultural knowledge is required. Everyone can dominate the world, it’s up to you! 😉

Roberta Zeta
Illustratrice italiana, dopo varie esperienze in giro per il mondo si è stabilita a Los Angeles. Accidentalmente laureata in legge, disegna da sempre, dedicandosi a progetti editoriali e fashion. Scrive per Picame dal 2009.

Iscriviti alla newsletter

Ogni bimestre riceverai una selezione dei nostri articoli.

Iscrivendoti dichiari di accettare la nostra Privacy Policy